Scicli, Consiglio comunale: la maggioranza messa all’angolo
Il sindaco di Scicli non ha più la maggioranza in Consiglio comunale. Una circostanza che si è verificata più volte nell’ultimo anno di legislatura, a testimoniare di un rapporto difficile che dura da tempo e che ha mostrato le sue crepe fin dall’elezione del nuovo primo cittadino e del Consiglio nel novembre del 2016. Alla base, c’è la frattura ufficiale fra Scicli Bene Comune ed il primo cittadino Enzo Giannone che si è consumata nell'ultima seduta del Consiglio comunale. Le dimissioni, per motivi di lavoro, del giovane Edoardo Morana eletto nelle fila di Scicli Bene Comune e l'ingresso nella sala Falcone-Borsellino del primo dei non eletti nella stessa lista, Bruno Mirabella, ha messo in moto un meccanismo dialettico che ha portato allo scontro sull'attività amministrativa della giunta Giannone e sulle progettualità. Dopo mesi di logorio, il sindaco ha tenuto a sottolineare che la sua compagine sarebbe andata avanti anche senza i due consiglieri Iurato e Mirabella. Quali i numeri in aula dopo questo divorzio? Il primo cittadino ha il sostegno di 8 consiglieri, tanti quanti sono quelli dell'opposizione. Al suo fianco Danilo Demaio, attuale presidente del Consiglio, Consuelo Pacetto, Daniele Alfano ed Emanuele Scala di Start Scicli, Giorgio Vindigni e Felicia Mirabella di “Cittadini per Scicli”, Lorenzo Bonincontro e Guglielmo Scimonello della lista “Enzo Giannone Sindaco”. All'opposizione, anche loro in 8, ci sono Mario Marino e Vincenzo Giannone di Forza Italia, Resi Iurato e Bruno Mirabella di Scicli Bene Comune, Claudio Caruso del Partito Democratico, Concetta Morana del M5S, Marianna Buscema indipendente e Rita Trovato presente in Consiglio per diritto in quanto candidato sindaco sconfitto. Il Consiglio comunale è atteso ad una strada tutta in salita. Deve esaminare ed approvare i documenti finanziari e di programmazione dell'ente, dal conto consuntivo 2017 al bilancio di previsione 2018. Documenti che se non verranno approvati manderanno a casa il Consiglio comunale lasciando in campo, così come prevede la legge, solo il sindaco a governare la cosa pubblica