Mafia, 46 arresti a Palermo: fermato il nuovo capo di Cosa Nostra
Cosa nostra, dopo anni, aveva ricostruito la storica Cupola. Emerge da una indagine della dda di Palermo che ha disposto il fermo di 46 persone tra cui il nuovo capo dell'organizzazione. Il fermo è stato eseguito dai carabinieri del comando provinciale. Le accuse per gli indagati sono di associazione mafiosa, estorsione aggravata, intestazione fittizia di beni, porto abusivo di armi, danneggiamento a mezzo incendio, concorso esterno in associazione mafiosa.
Settimino Mineo, 80 anni, ufficialmente gioielliere, un "curriculum" mafioso di decenni, è il nuovo capo di Cosa nostra: emerge dall'inchiesta della dda di Palermo che ha portato al fermo oggi 46 persone. Dopo la morte del boss Totò Riina, sarebbe stato designato al vertice della commissione provinciale che da anni ormai aveva smesso di riunirsi, segno che i clan avevano scelto di tornare alla struttura unitaria di un tempo. Già condannato a 5 anni al maxi processo istruito da Giovanni Falcone, fu riarrestato 12 anni fa per poi tornare in libertà dopo una condanna a 11 anni.
L'inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall'aggiunto Salvatore De Luca e dai pm Francesca Mazzocco, Amelia Luise, Dario Scaletta, Gaspare Spedale e Bruno Brucoli e ricostruisce gli assetti dei clan palermitani di Porta Nuova, Poagliarelli, Bagheria, Villabate e Misilmeri. L'anziano padrino di cui già il pentito Tommaso Buscetta fece il nome agli inquirenti, come è emerso dalle indagini dei carabinieri, aveva il terrore di essere intercettato e non usava telefoni. La Commissione provinciale di Cosa nostra, che da anni ormai aveva smesso di riunirsi, sarebbe stata riconvocata il 29 maggio scorso: un summit che riporta alla vecchia mafia. Come ispirata alla tradizione sembra essere l'organizzazione della nuova commissione provinciale guidata da Mineo.
IL BOSS INTERCETTATO: CHI NON RISPETTA LE REGOLE E' FUORI
"Si è fatta comunque una bella cosa.. per me è una bella cosa questa.. molto seria... molto...con bella gente.. bella! grande! gente di paese.. gente vecchi gente di ovunque". Così il boss di Villabate Francesco Colletti, fermato oggi dalla dda di Palermo nell'ambito dell'inchiesta Cupola 2.0, non sapendo di essere intercettato parlava della rinata commissione provinciale di Cosa nostra, ricostituita dopo la morte del capomafia Totò Riina. Colletti raccontava ai suoi interlocutori che, durante la riunione del 29 maggio con gli altri capi dei clan, era stato stabilito che i contatti "intermandamentali" dovevano essere mantenuti esclusivamente dai reggenti per cui, in caso di problemi sorti all'interno di un mandamento, non potevano in alcun modo intervenire uomini d'onore appartenenti ad altra zona. "E una regola proprio la prima!... nessuno è autorizzato a poter parlare dentro la casa degli altri... siccome c'è un referente..", diceva. Chi avesse violato la "norma" sarebbe stato allontanato dalla propria "famiglia" di appartenenza. "Dice basta che tu mi vieni qua da me e mi dici 'lo sai è venuto uno ed è venuto a fare discorsi a Villabate... appena finiamo viene convocato... dal suo...e viene messo fuori perché ci spieghiamo le regole e non le vogliono capire... e allora prendiamo e lo mettiamo fuori subito".
I CAPI DELLA NUOVA COMMISSIONE DI COSA NOSTRA
Sono Settimio Mineo, reggente del mandamento mafioso di Pagliarelli, Filippo Bisconti, reggente del mandamento mafioso di Misilmeri - Belmonte Mezzagno e Gregorio Di Giovanni, reggente del clan Porta Nuova, i capi della nuova Cupola di Cosa nostra. Emerge dall'inchiesta "Cupola 2.0" che ha portato al fermo di 46 tra boss, gregari ed estortori palermitani. L'indagine, coordinata dalla Dda guidata da Francesco Lo Voi, ha svelato il tentativo di ricostituire la commissione provinciale ormai "in sonno" dai primi anni '90. La commissione sarebbe tornata a riunirsi, come emerge dalle intercettazioni, alla presenza di altri "vecchi di paese", e cioè di reggenti di mandamenti mafiosi esterni a Palermo, il 29 maggio scorso. Mineo sarebbe stato il capo, "il soggetto di maggior autorevolezza che aveva preso la parola durante la riunione e aveva chiesto a tutti gli intervenuti il rispetto delle regole spiegandone i contenuti e le modalità di esecuzione", scrivono i magistrati nel provvedimento di fermo. A rivelarlo, non sapendo di essere intercettato, è il reggente del mandamento di Villabate Francesco Colletti che indica tra i padrini che contano Di Giovanni, detto "Revuccio" e Bisconti.
LO VOI: INDAGINE CONFERMA IMPORTANZA DELLA DDA
"Questa operazione conferma l'importanza della creazione delle direzioni distrettuali antimafia, nate 27 anni fa per dare spazio, nel contrasto alla mafia, a una visione unitaria del fenomeno che non fosse un mero approccio atomistico ai singoli gruppi associativi. L'indagine odierna è il frutto della messa in comune di 4 distinti filoni investigativi e proprio lo scambio delle informazioni e il coordinamento ha consentito di cogliere nei mesi scorsi movimenti, incontri e contatti sospetti per la qualità dei protagonisti che ci hanno fatto scoprire il tentativo di un ritorno a un assetto unitario all'organizzazione delle famiglie". Lo ha detto il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi intervenuto alla conferenza stampa che ha illustrato i particolari dell'inchiesta Cupola 2.0.