Preso dalla Digos di Torino 'bombarolo' antagonista: è Giuseppe Sciacca di origini catanesi
"Un arresto importantissimo". Nei corridoi della Questura di Torino la soddisfazione è evidente. L'impressione è che le inchieste sulla galassia antagonista siano arrivate a una svolta: la Digos ha fermato un uomo sospettato di essere un "bombarolo", uno dei costruttori dei pacchi-bomba che a ondate successive alimentano le campagne degli anarchici appartenenti all'ala insurrezionalista. È Giuseppe Sciacca, 40 anni, di origini catanesi, bloccato nel cascinale di Cerro Veronese (Verona) in cui abita. A Sciacca (che ha alle spalle una condanna definitiva per il lancio di due ordigni contro il comando della polizia municipale di Parma nel 2008) oggi è attribuito un solo episodio: il plico esplosivo recapitato nel marzo del 2016 nella sede romana della Ladisa, azienda di ristorazione che forniva il Cpr (Centro di permanenza per i migranti in attesa di rimpatrio) di Torino. Nel sistema di attivazione del congegno (una batteria da 9 volt con innesco su una lampadina alogena a contatto con 22 grammi di polvere pirotecnica) c'era il suo Dna. Ma le indagini non sono finite qui. "E' un personaggio di primo piano con molte conoscenze nell'ambiente" osserva Carlo Ambra, dirigente della Digos del capoluogo piemontese. I tabulati telefonici, per esempio, dicono che era in contatto con Giuseppe Bruna, Natascia Savio e Robert Firozpoor, le tre persone arrestate lo scorso maggio in un'inchiesta sull'invio (nel 2017) di pacchi bomba ai pm torinesi Antonio Rinaudo e Roberto Sparagna. A Torino faceva riferimento all'Asilo Occupato, storico centro sociale che secondo gli inquirenti fu la base della campagna "I cieli bruciano" contro i Cpr, scandita da 21 attentati in tutta Italia. Lo sgombero dell'Asilo, lo scorso 7 febbraio, scatenò la rabbia degli anarchici: furono due mesi di proteste, dimostrazioni, tumulti. Il 30 marzo Sciacca era in città, mescolato ai libertari del cosiddetto 'blocco nero' circondati e bloccati dalla polizia prima che potessero unirsi a un corteo portandosi dietro "un vero e proprio arsenale" da utilizzare per gli scontri di piazza: fu uno dei 120 denunciati. Il primo aprile comparve in Municipio un pacco-bomba destinato alla sindaca Chiara Appendino. Molto simile agli altri. Per la campagna "I cieli bruciano" la Digos, a febbraio, ha arrestato sei persone. Una settima è ricercata all'estero con un mandato di cattura europeo.