Sicilia, appello a Conte: troppi tribunali fuorilegge e quelli a norma restano chiusi
Sono di tutto rispetto i destinatari dell’ennesimo appello per la riapertura dei trenta tribunali italiani soppressi e per utilizzare le sedi giudiziarie evitando scandalosi sprechi di soldi pubblici. A cominciare dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte; continuando con il Ministro della Giustizia, Giuseppe Bonafede; il Capo Dipartimento dell'Organizzazione Giudiziaria, Barbara Fabbrini; la Presidente dell'Intergruppo Parlamentare sulla geografia giudiziaria, la Pentastellata Elisa Scutellà.
A lanciarlo è il coordinamento nazionale per la Giustizia di prossimità con una lettera a firma del presidente, l’avvocato Pippo Agnusdei. “Come e perchè utilizzare le strutture degli Uffici giudiziari soppressi senza che sia necessaria una preventiva convenzione tra i Governi regionali e il Ministero della Giustizia”. E, questo, proprio per rispondere alle norme che prevedono il distanziamento sociale imposto dalle disposizioni antiCovid. E’,infatti, noto che molti Tribunali accorpanti non hanno locali sufficientemente ampi per garantire la sicurezza dei dipendenti e degli utenti. E’ di questi giorni, tra l’altro, il “richiamo” del direttore dell’Ispettorato per la Funzione pubblica presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Michele Palma, sull’applicazione e sull’osservanza delle norme antiCovid al Tribunale di Ragusa. Palma ha chiesto al prefetto, Filippina Cocuzza, “di fornire rassicurazioni in ordine all’adozione delle misure finalizzate ad agevolare il lavoro agile, previste dalla normativa emergenziale, da parte delle Pubbliche Amministrazioni presenti sul territorio”. Nella nota, poi, sotto la lente di ingrandimento dell’Ispettorato, l’ordine di servizio del presidente del Tribunale di Ragusa sull’estensione dell’orario di lavoro che “sembrerebbe contravvenire alle disposizioni sul contenimento ed il contrasto al contagio da COVID-19 negli uffici della Pubblica Amministrazione”.
“Raccomandazioni” che indurrebbero a pensare a rapide e razionali decisioni da parte del presidente del Tribunale di Ragusa o del prefetto. Come, per esempio, l’utilizzazione del Palazzo di giustizia di Modica, più volte sollecitata a livello locale e nazionale, sollevando lo Stato dal pagamento di esosi canoni di affitto per sistemare alla meno peggio quasi duecento operatori della giustizia in tre o quattro sedi sparse nel territorio ragusano. La vicenda di Modica si sposa, per quel che riguarda la Sicilia, anche con quelle che interessano gli Uffici giudiziari soppressi di Mistretta e Nicosia. E, anche, gli altri ventisette sedi soppresse in tutta Italia.
Ma le resistenze a riaprire i Tribunali soppressi sono ancora molte, forse troppe e ingiustificate. Almeno stando a quanto afferma il Comitato nazionale per la giustizia di prossimità.
“Proprio in virtù e a motivo della emergenza da contagio, le ragioni a sostegno della riapertura dei Tribunali soppressi appaiono ancor più giustificate e, soprattutto, legittime, perché infatti si viene ad avvertire l'esigenza, che diverrà di certo stabile anche nel lungo periodo, di maggiori spazi dove far esplicare l'amministrazione della Giustizia, e quindi le funzioni giurisdizionali, se solo si guarda all'esigenza della eliminazione di assembramenti e della attuazione del distanziamento sociale”.
Parole chiare e un invito ancora più pressante: adozione di provvedimenti attraverso i quali giungere, in tempi quanto possibilmente brevi, alla riapertura dei Tribunali soppressi, prevedendo intanto, l'utilizzo dei loro Palazzi di giustizia al servizio dei Tribunali accorpanti. Questa disposizione – ribadisce il Comitato nazionale - data l'emergenza epidemiologica, la necessità di rendere quanto più operativo possibile il distanziamento sociale e lo snellimento degli accessi degli utenti e degli operatori di giustizia nelle strutture giudiziarie, potrebbe essere di immediata emanazione sulla scorta dell'articolo 8 comma 4 bis del Decreto Legislativo 155/2012, mai come in questo caso rispondente all'urgenza di provvedere al ripristino dei trenta Tribunali italiani soppressi. In sostanza, con un decreto del Presidente del Consiglio non sarebbe neppure necessaria la stipula della convenzione fra Ministero e Regione, fermo restando l’impegno della Regione di assumersi l’onere delle spese di gestione e manutenzione dell’Ufficio giudiziario riaperto.
Sul caso interviene anche Salvatore Rando che, come rappresentante del Comitato di via Loreto, ha seguito fin dal suo nascere la vicenda legata alla soppressione del Tribunale di Modica.
“A causa degli eventi sulla diffusione del virus – scrive in una nota Rando - le strutture pubbliche e private sono state colte di sorpresa e si sono rivelate impreparate ad affrontare l'epidemia. Nel caso della struttura giudiziaria di Ragusa, le criticità strutturali, la vulnerabilità sismica, I più che probabili assembramenti negli uffici intasati di armadi e scrivanie, sono elementi preoccupanti e che sono stati segnalati più volte, ancor prima dell'epidemia, al Ministero della Giustizia e alle autorità competenti”.
“Per tale motivo – continua la nota del Comitato di via Loreto - le Istituzioni devono urgentemente assumere provvedimenti conseguenti, una per tutte l’immediata riapertura del tribunale di Modica, in modo tale da distribuire il lavoro nelle due strutture, mettendo in sicurezza, magistrati, lavoratori, avvocati, ordini professionali e cittadini. L'appello è rivolto soprattutto a chi amministra la giustizia e a chi deve far rispettare le leggi. Un appello che non può rimanere inascoltato e avvolto in un assordante silenzio, come siamo stati abituati per troppo lungo tempo”.
Il documento si rivolge pure al Governatore della Sicilia, Nello Musumeci, affinchè si adoperi anch’egli per la riapertura dei Tribunali di Modica, Nicosia e Mistretta. Tra l’altro, nel bilancio regionale è già previsto un primo fondo finanziario per le spese di gestione e manutenzione di questi tre Uffici giudiziari, una volta riaperti.
Come è facile notare, le condizioni per riportare alla loro funzione originaria i tre Uffici giudiziari siciliani soppressi ci sono tutte. Quello che sembra mancare, purtroppo, è l’impegno dei rappresentanti politici del territorio che, su questo versante, si sono sempre dimostrati molto distratti. Come se il funzionamento di questi presìdi di legalità possa disturbare qualcosa o qualcuno. Ma questa è un’altra storia.