Gli affari della 'ndrangeta in Trentino Alto Adige, 20 arresti
E' in corso dalla notte scorsa una vasta operazione antimafia della Polizia di Stato di Trento con l'impiego di circa 200 uomini, coordinati dalla Procura della Repubblica -Direzione Distrettuale Antimafia-, diretta a disarticolare una locale di 'ndrangheta, da anni operante a Bolzano, emanazione, seppur autonoma, della ndrina Italiano- Papalia di Delianuova, in provincia di Reggio Calabria. Tra i 20 arrestati figurano anche esponenti di altre "famiglie" ndranghetiste appartenenti ai mandamenti ionico e tirrenico della Calabria. Perquisizioni ed arresti sono in corso anche in provincia di Reggio Calabria, Padova e Treviso.
Associazione a delinquere di stampo mafioso e finalizzata al traffico di stupefacenti, concorso esterno in associazione mafiosa, sequestro di persona, estorsione, spaccio di eroina e cocaina. Sono questi i principali reati contestati a vario titolo alle 20 persone arrestate all'alba di oggi nell'operazione "Freeland", condotta dalla Direzione distrettuale Antimafia di Trento. L'indagine, coordinata dal sostituto procuratore Davide Ognibene, ha portato alla luce la presenza sul territorio regionale, e in particolare a Bolzano, di una 'ndrina collegata direttamente, secondo gli inquirenti, alle principali cosche calabresi di Platì, Natile e Delianuova, di diretta emanazione del clan Italiano-Papalia e con rapporti con altre cosche di primissimo piano. Nello specifico sono state arrestate, e si trovano al momento in custodia cautelare in carcere, 9 persone in Alto Adige, 1 in Trentino, a Pergine Valsugana, 8 in Calabria, 1 a Padova e 1 a Treviso.
L'indagine 'Freeland contro durata un anno e mezzo, è partita da alcune dichiarazioni di un collaboratore di giustizia ritenuto dagli inquirenti particolarmente affidabile. La squadra Mobile di Trento, guidata dal dottor Tommaso Niglio, insieme agli uomini del Servizio centrale operativo, ha poi effettuato gli accertamenti, anche attraverso pedinamenti, intercettazioni, sequestri di armi e stupefacenti, tra i quali uno molto importante su Trento. Secondo gli inquirenti sono due i soggetti a capo della 'ndrina impiantatasi a Bolzano: Francesco Perre, oggi residente a Platì ma negli anni '90 ritenuto di fatto il fondatore del nucleo altoatesino dopo essersi trasferito da Volpiano, e Mario Sergi, 60 anni, residente a Bolzano, titolare di un'impresa edile oggi in fallimento, e ritenuto oggi il vero capo dell'organizzazione locale. Quest'ultimo, ritengono gli inquirenti, avrebbe ereditato direttamente da Perre il ruolo di capo. Sempre secondo le risultanze investigative, un ruolo centrale lo avrebbe avuto anche il bar gestito ufficialmente dalla compagna di Sergi, il Coffee Break di via Resia, oggi posto sotto sequestro: un luogo - secondo l'accusa - ritenuto il fulcro dei vari traffici e dove si decidevano strategie e azioni illecite. L'attività principale della "locale" bolzanina riguarda per l'appunto il traffico di droga, in particolare di cocaina: gli inquirenti ritengono che ogni mese dalla Calabria venissero immessi sul mercato locale circa 4-5 chili di cocaina. La Procura ritiene inoltre siano state compiute attività estorsive, mentre non si escludono profili di usura. Tra gli arrestati, anche due spacciatori bolzanini di 32 e 45 anni, che avrebbero però avuto ruoli secondari. Secondo gli inquirenti, infine, la 'ndrina versava direttamente il denaro in Calabria alle cosche, altro aspetto ritenuto prova dei rapporti diretti esistenti.