Blackjack: origini e storia di un classico da casinò
Le origini del blackjack sono ancora oggetto di dibattito. Diversi storici e ricercatori tuttavia concordano sulle origini francesi di questo classico da casinò. Intorno al 1700 le carte francesi erano infatti chiamate anche "Vingt-et-Un", nome probabilmente derivato proprio dal diffusissimo gioco omonimo che presto divenne uno dei passatempi preferiti dai reali di Francia e in particolare da Luigi XV e dalla sua corte. Il gioco dall'Europa, sulle barche dei pionieri francesi che s'imbarcarono per le colonie d'oltreoceano, si diffuse in tutto il Nord America e presto divenne il passatempo preferito dei coloni di origine transalpina. New Orleans la capitale della Louisiana francese fu presto trasformata anche nel centro nevralgico del gioco d'azzardo e del divertimento tout court negli USA. Intorno ai primi dell'ottocento la febbre del gioco invase gli Stati Uniti e iniziò così a venir decodificato il moderno blackjack.
Originariamente le regole erano infatti leggermente diverse e ad esempio la forma primitiva del gioco prevedeva che solo il banco potesse raddoppiare la posta in palio e non esistevano assicurazioni e split. Risale anche a questo momento storico l'interessante vicenda di Eleanor Dumont. L'immigrata francese conosciuta in Patria con il suo nome di nascita, Simone Jules, nel 1854 giunse a Nevada City in California e aprì una sala da gioco dedicata proprio al blackjack chiamata Vingt-et-Un. Presto la proprietaria del locale si distinse con il nome di madame moustache (signora baffi) in virtù di una pronunciata villosità sopra labiale alla Frida Kalho che caratterizzava la sua figura e attirò diversi giocatori attirati dalla sua abilità sul tavolo verde. In qualche modo la Dumont fu una pioniera visto che la donna non era soltanto una riconosciuta imprenditrice ma anche un'abile giocatrice di carte, una mosca bianca in un'epoca dove le donne non avevano molte libertà. Curiosamente il nome blackjack deriverebbe ad ogni modo dal fatto che nei primi dell'ottocento alcuni casinò offrivano pagamenti bonus, nel caso in cui un un jack di picche o di fiori (per l'appunto un blackjack) veniva distribuito insieme a un asso di picche andando a totalizzare 21 (alcune sale da gioco pagavano dieci volte la posta).
Questa strana peculiarità contribuì al cambio di denominazione del gioco mentre nel frattempo le regole delle partite cambiarono per essere poi decodificate ufficialmente dalla Nevada Gaming Commission negli anni '70. Ad oggi il blackjack si pratica principalmente online. Grazie alla diffusione di tablet, smartphone e pc, i casinò digitali si sono trasformati nella nuova frontiera degli appassionati di questo antico passatempo. Nel frattempo anche Hollywood ha trovato spazio per riprodurre sul grande schermo questo gioco con pellicole memorabili come 21, di Robert Luketic, con Kevin Spacey e Jim Sturgess. Film uscito nel 2008 ispirato alle imprese del MIT Blackjack Team, un gruppo di studenti del Massachusetts Institute of Technology che a cavallo tra anni '80 e '90 fu capace di “ripulire” diversi casinò in virtù della loro straordinaria abilità con i calcoli. La stessa capacità nel computo numerico contraddistingueva anche il protagonista di Rain Man meglio noto in Italia come L'uomo della pioggia, film cult del 1988 di Barry Levinson con Tom Cruise e Dustin Hoffman.
Questa pellicola fruttò il secondo Oscar a Hoffman interprete di quel Raymond Babbitt, ragazzo affetto da problemi di autismo ma dalla straordinaria mente matematica che lo rendevano un autentico mostro del Blackjack. Anche in questo caso il protagonista del film è ispirato ad un personaggio realmente esistito, tal Kim Peek, genio dei calcoli dalle doti mnemoniche fantascientifiche anche lui affetto da disturbi cronici molto simili a quelli rappresentati da Hoffman in Rain Man.
Alcuni dei “paladini” del blackjack citati in precedenza hanno trovato spazio nella Hall of Fame del blackjack del Barona Casino di San Diego in California. Nel 2007 il caso della squadra di matematici del MIT ha sancito infatti la prima premiazione di gruppo in questa speciale selezione che annovera geni del calibro di Stu Ungar, un fenomeno capace per tre volte fu capace di vincere il Main Event dei WSOP (le World Series of Poker). Questo campione del tavolo verde oltre ad essere noto per avere un quoziente intellettivo al di sopra della media ha guadagnato suo malgrado l'attenzione dei media per una lunga causa con il casinò di Atlantic City. La sua