Catania, il clan spiava pure la polizia: fermati 15 della cosca Cappello
Decapitati i nuovi assetti del clan mafioso Cappello-Bonaccorsi. La polizia ha eseguito diversi fermi decisi dalla procura distrettuale, già convalidati dall'ufficio del gip. Durante le perquisizioni è stato trovato un arsenale e sono state sequestrate significative quantità di droga e danaro in contante.
L'operazione 'Minecraft' della Dda di Catania è stata eseguita lo scorso 26 gennaio, ma ufficializzata soltanto oggi.
Le indagini della Squadra Mobile di Catania e del Servizio Centrale Operativo, sono state avviate a seguito della scarcerazione di Massimiliano Cappello, fratello dello storico boss Turi Cappello, avvenuta il 16 giugno 2019, finalizzata a monitorare la riorganizzazione del clan Cappello-Carateddi, duramente colpito dai numerosi provvedimenti giudiziari negli ultimi anni. Le indagini hanno permesso di individuare in Emilio Gangemi uno dei più fedeli collaboratori di Massimiliano Cappello che, nel periodo coperto dalle indagini, ha rivestito il ruolo di tuttofare del capo limitato negli spostamenti per via della misura della sorveglianza speciale.
I due hanno anche gestito una piazza di spaccio sita nel popolare quartiere di San Giovanni Galermo, collaborato da Giuseppe Paolo Rapisarda, detto "Paolo cupittiuni", che sovrintendeva alla vendita e spaccio di sostanze stupefacenti. Nel blitz e' stato scoperto e sequestrato un arsenale con molte armi. In flagranza di reato, perchè sorpresi con le armi, sono stati arrestati Giuseppe Distefano, Francesco Cavallaro e Giuseppe Francesco La Rocca. Coinvolti nell'operazione anche Giuseppe Paolo Rapisarda, Giusi Messina e Domenico Alessandro Messina. E' stato scoperto inoltre, che gli affiliati del clan Cappello, sotto la guida del figlio del boss, Massimiliano, temendo di finire nel mirino delle forze dell'ordine, non solo trascorrevano le notti aggirandosi in prossimità degli uffici di polizia, per monitorare l'eventuale uscita di mezzi, ma avevano anche pianificato - dotandosi di strumenti tecnici - l'installazione di telecamere in corrispondenza di punti di interesse, tra i quali anche la sede della Squadra mobile di Catania. Nell'inchiesta è emerso come il clan Cappello da sempre si e' caratterizzato per la suddivisione in squadre operanti nei diversi quartieri cittadini. Individuata, oltre alla squadra facente capo al Massimiliano Cappello, anche la frangia riconducibile al Salvuccio Jr Lombardo, figlio di Salvatore Lombardo "u ciuraru", cugino di Turi Cappello. Salvuccio Jr, nonostante la giovane età, era a capo della squadra più pericolosa, dotata di molte armi, con base operativa nei villaggi balneari di Campo di Mare e Ippocampo di Mare, nel parco dell'Oasi del Simeto, all'estrema periferia sud di Catania. I due villaggi, costruiti a ridosso del mare, e quindi difficilmente accessibili, erano stati trasformati in veri e propri fortini presidiati da impianti di videosorveglianza e da vedette.
Gli affiliati del clan Cappello, sotto la guida del figlio del boss, Massimiliano, temendo di finire nel mirino delle forze dell'ordine, non solo trascorrevano le notti aggirandosi in prossimità degli uffici di polizia, per monitorare l'eventuale uscita di mezzi, ma avevano anche pianificato - dotandosi di strumenti tecnici - l'installazione di telecamere in corrispondenza di punti di interesse, tra i quali anche la sede della Squadra mobile di Catania. E' uno dei particolari dell'operazione "Minicraft" della polizia a Catania, che ha portato a 15 fermi.
"Quando di giorno ti svegli con la 'mala' (di cattivo umore, ndr) i gatti cominciano a cascare: questo è un segno, davanti la mia porta 'bordello' non ne voglio". E l'audio che accompagna il video di un uomo che è armato di fucile di precisione e alla fine va vedere un gatto morto in strada, evidentemente ucciso da lui. Il filmato è agli atti dell'inchiesta 'Minecraf' della Dda di Catania sfociata in un'operazione antimafia della polizia contro il clan Cappello-Bonaccorsi. Nel video, diffuso per sottolineare la capacità di armi della cosca, si vede l'uomo impugnare un fucile con binocolo che racconta in dialetto di essersi "svegliato con la 'mala'", probabilmente per i miagolii del gatto che poi ha ucciso.
La Polizia di Stato, su delega della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, in esecuzione del provvedimento applicativo della misura cautelare della custodia in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catania in data 1febbraio ha tratto in arresto:
1. CAPPELLO Massimiliano, cl 1967;
2. LOMBARDO Salvuccio Junior, inteso "Salvucciu u ciuraru", cl 1994;
3. CAVALLARO Sebastiano, inteso "Seby" o "baffo", cl 1992;
4. CRISTAUDO Renzo, cl 1993;
5. FINOCCHIARO Alessio, cl 1994;
6. GANGEMI Emilio, cl 1975;
7. SPARTANO Giuseppe, inteso "u Cussotu ", cl 1989;
8. SURU CosteI, alias "Mariu u rumenu", cl.1984,
9. DISTEFANO Giuseppe, inteso "Pumpa", cl 1977;
10. LA ROCCA Giuseppe Francesco, alias "Colombrino cl.1995;
11. CAVALLARO Francesco, cl.1985;
12. MESSINA Domenico Alessandro, cl. 1993, già sottoposto per altra causa agli arresti domiciliari;
13. MESSINA Giusi, cl. 1975;
14. SANTORO Giovanni, inteso "Giuvanni sett'anni" , cl. 1983;
il provvedimento del G.I.P. è stato altresì notificato in carcere a:
15. RAPISARDA Giuseppe Paolo, inteso "Paolo cupittuni", cl. 1982, già detenuto per altra causa;