Corruzione negli istituti paritari: 10 arresti a Vibo Valentia
Dieci persone arrestate e 19 societa' sequestrate. E' il bilancio di un'operazione scattata stamane nelle province di Vibo Valentia, Cosenza, Catanzaro, Reggio Calabria e Napoli dove i militari del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Vibo Valentia, con l'ausilio di personale dei reparti dell' Arma delle citta' interessate e il supporto aereo fornito dall'8 Nucleo Elicotteri Carabinieri, hanno eseguito un'ordinanza di misura cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Vibo Valentia su richiesta della locale Procura della Repubblica. Otto le persone portate in carcere, due agli arresti domiciliari operanti nel settore dell'istruzione, circuito A.F.A.M. e istituti paritari, ritenuti responsabili in concorso, a vario titolo, di associazione per delinquere, corruzione, falso in atti destinati all'autorita' giudiziaria, falso in atto pubblico, abuso d'ufficio e autoriciclaggio. Nel corso dell'esecuzione delle misure cautelari sono state anche poste sotto sequestro con decreto d'urgenza 19 societa', operanti nel settore dell'istruzione, per un valore stimato in circa 7 milioni di euro.
Dal 2014 ad oggi potrebbero essere stati rilasciati circa 20-30mila attestati con un giro d'affari enorme. E' quanto emerge dall'inchiesta condotta dai carabinieri con il coordinamento della della Procura di Vibo Valentia denominata "Diacono" su un giro di presunti diplomi falsi. "Una indagine molto delicata, nel campo della pubblica istruzione - ha detto il procuratore Camillo Falvo - che ha avuto un prologo nel luglio del 2020 con arresti e con il rinvenimento di un arsenale nell'Accademia Fidia e di 202mila euro in contanti che sembravano di provenienza illecita". "Da quell'episodio - ha aggiunto Falvo - è partita una serie di attività investigative e tecniche e ambientali che ha portato al rinvenimento di un vero e proprio mercimonio della funzione pubblica, con la vendita di migliaia e migliaia di attestati, diplomi e master che, immessi nel circuito nazionale, hanno condizionato il mercato del lavoro. Se pensiamo ai tanti ragazzi che studiano con tanta fatica e sudore affrontando prove d'esame e redigendo curriculum reali, questa cosa fa molta rabbia". "L'entità è dimostrata - ha detto ancora il procuratore - dalle somme trovate stamani: 700mila euro. Tra l'altro, uno degli indagati era arrivato a dire che per fare i soldi non fosse necessario fare ciò che fanno i malandrini perché bastava una risma di carta. E tutti i componenti dell'associazione hanno messo in atto qualsiasi metodo illegale per procedere alla vendita dei diplomi".