Regione, maggioranza a pezzi: Miccichè palesa la crisi in Sicilia
L'omicidio o il suicidio politico, a seconda dei punti di vista, si consuma in diretta, subito dopo pranzo, quando mancano appena dieci articoli per chiudere una manovra finanziaria "monstre", che si trascinava da un mese e mezzo, azzoppata prima dalla fronda interna a Fi che ha destabilizzato il partito e poi dallo scandalo dei presunti dati taroccati sul Covid trasmessi all'Iss, che hanno costretto alle dimissioni Ruggero Razza, pupillo e fedelissimo del governatore, Nello Musumeci, finito indagato nell'inchiesta della Procura di Trapani. Una manovra con tante norme bocciate a colpi di voto segreto, col governo incalzato dai franchi tiratori della maggioranza, sempre più numerosi e insofferenti, e con l'assessore all'Economia Gaetano Armao (Fi), vicino a Tajani, accerchiato da gran parte dei deputati azzurri, fedeli a Miccichè. "Questa maggioranza è a pezzi, non risponde più al governo e all'Assemblea", sbotta Gianfranco Miccichè, al rientro in aula, dopo l'ennesimo tentativo fallito di un maxi-emendamento per mediare e calmare gli animi dei malpancisti. Miccichè quindi comunica lo stralcio del resto degli articoli rimasti. Nella sala d'Ercole i deputati sono attoniti. Il governatore ha il capo chino, osserva lo smartphone; i suoi assessori ascoltano in silenzio. "Non siamo più in condizione di votare, è saltato il banco. Qualsiasi norma che metto al voto viene bocciata. Ne dobbiamo prendere atto e dovremo interrogarci sul perché siamo arrivati a questo punto: se dipende dalla classe dirigente, dagli errori fatti. Sono il primo che si deve interrogare", è il de profundis di Miccichè. Qualche deputato tenta una timida reazione, chiede di votare almeno qualche altra norma. Il tono di Miccichè si alza. "Non mi possono permettere di fare bocciare tutto, tutto continuerà a essere bocciato nel pomeriggio com'è avvenuto stamattina, tutto sarà bocciato domani. Io sto parlando alla maggioranza di quest'aula". Musumeci si alza. Rassicura che alcune delle norme stralciate saranno recuperate. Poi attacca: "Quanto accaduto è colpa di ascari nella maggioranza". E' il 'the end' del centrodestra, gongolano le opposizioni. "Musumeci alza bandiera bianca: rinuncia agli ultimi articoli della finanziaria per paura di affondare ancora in aula, e se la prende con gli 'ascari' della sua stessa coalizione: questa finanziaria è la Waterloo di Musumeci", sostiene il capogruppo Pd Giuseppe Lupo. "La maggioranza non esiste più - aggiunge il presidente dell'Antimafia siciliana, Claudio Fava - All'incredibile somma di strafalcioni e menzogne sull'emergenza Covid si aggiunge adesso un dato politico incontestabile: la finanziaria è stata affondata dal voto contrario di molti parlamentari del centrodestra. Ragioni morali e sostanziali dovrebbero indurre il presidente Musumeci a prenderne atto e a chiudere la sua esperienza di governo adesso. Nell'interesse di tutti". Al governo rimane da giocare la carte dei 'ristori': un tesoretto di circa 250 milioni di euro. Si tratta di fondi extra-regionali che non sono stati inseriti nella finanziaria, motivo anche questo di contrasto in seno alla coalizione. Con un odg la maggioranza ha indicato al governo le priorità tra le categorie produttive da finanziare.