Nilla Pizzi, i film a luci rosse e il crollo: così svanisce il mito del Cinema Eden di Acate, ultima fabbrica di sogni
Era stato inaugurato giusto settant’anni fa il mitico Cine Teatro Eden di Acate, il cui tetto in Eternit è parzialmente crollato martedì su quel che resta della tribuna, senza, fortunatamente, causare danni a persone o cose. La prima sala cinematografica costruita nel secondo dopoguerra dal commendatore Francesco Morale, nell’allora contrada “Vignali”, aveva abbassato definitivamente la saracinesca a metà degli Anni Ottanta, ma già prima era iniziata una lenta e inesorabile “agonia”, rinviata dal boom effimero delle pellicole a luci rosse.
Il taglio del nastro dell’Eden avvenne nell’ottobre 1951 con la proiezione della “Rosa di Bagdad”, un celebre cartone animato di Walt Disney. Il locale raggiunse il massimo del suo fulgore negli Anni Settanta, quando, soprattutto con i film polizieschi, “strappalacrime” e di Franco e Ciccio, proiettati la domenica, faceva registrare sempre il tutto esaurito. La capienza era di 500 posti ma il lunedì, l’altro giorno tradizionalmente dedicato dagli acatesi al cinema, gli spettatori in piedi erano quasi altrettanto. Memorabile era la “concorrenza” con gli altri due cinema cittadini per offrire agli spettatori i film più richiesti. Il primo biglietto emesso costava trenta lire, prima della chiusura si pagavano invece, rispettivamente, 1000 lire in platea e 1500 in tribuna.
All’Eden cantarono Nilla Pizza (in un duetto improvvisato con Giovanni Morale, uno dei figli del fondatore), Tony Dallara, Tonina Torielli, maghi e illusionisti di fama nazionale, celebrati attori del teatro di rivista in voga negli Anni Cinquanta.
Il locale era l’unico in paese dove si potevano tenere serate e feste danzanti e dove i primi sposi che non festeggiavano in casa le nozze diedero appuntamento a familiari e invitati per il “rinfresco”. La crisi, inevitabile, cominciò con l’avvento delle televisioni private e l’home cinema e neanche i film erotici riuscirono ad arrestarla.
Il Cine Eden ospitò ancora, per qualche tempo, riunioni politiche con la partecipazione di noti leader (ricordiamo la presenza dell’attuale sindaco di Palermo Leoluca Orlando per La Rete), ma la sua sorte era segnata, poiché il locale non fu ammesso a usufruire, a metà degli Anni Novanta, degli incentivi per il cinema previsti dal Ministero dello Spettacolo: “Se mia madre Francesca Gallo, che era all’epoca la legale rappresentante, fosse vissuta fino al 2000 – ci dichiarò con commozione qualche tempo fa Giovanni Morale - a quest’ora Acate avrebbe il suo cinema moderno e accogliente, in grado di proporre le prime visioni, e tanti giovani appassionati non si sposterebbero nelle sale di Vittoria e Ragusa”.
Alcuni sindaci, consapevoli delle notevoli possibilità del locale (circa 600 metri quadrati), cercarono vanamente di trovare un’intesa con gli attuali proprietari per l’acquisto dell’immobile con l’intento di ristrutturarlo e adibirlo ad Auditorium grazie ad un finanziamento dell’Assessorato Regionale ai Beni Culturali. Non se ne fece niente, probabilmente per la valutazione dell’Ufficio Tecnico Erariale, giudicata troppo bassa: pare, per quel tempo, di appena 180.000 euro.
Emanuele Ferrera