Tribunali soppressi a Modica, Nicosia e Mistretta: ricorso all'Europa
I tre Tribunali siciliani soppressi dal Governo Monti – Modica, Mistretta e Nicosia - affidano le loro speranze di riapertura all’Europa che più volte si è espressa a favore della cosìddetta giustizia di prossimità.
Bruxelles, tra l’altro, condiziona l’utilizzo dei soldi del Recovery Fund al rispetto dei principi dello Stato di diritto. L’Unione Europa ha detto che lo Stato di diritto esige come valore fondamentale la giustizia di prossimità per cui parlare ancora di accentramento dei tribunali sarebbe in antitesi con i principi ispiratori del Next Generation EU. E nelle “linee guida sulla revisione della geografia giudiziaria” del 2013 viene anche segnalato il problema dell’inefficienza dei grandi Tribunali e auspicato un riordino territoriale, con sedi giudiziarie di medie dimensioni. Quindi l’accentramento, nella visione europeista, oltre ad allontanare la giustizia dal cittadino e deteriorare lo Stato di diritto, non produrrebbe neppure buoni risultati in termini di efficienza. Questo l’orientamento dell’Unione europea che, a quanto pare, non è condiviso dall’attuale ministra della Giustizia, Marta Cartabia.
Come catalogare altrimenti le dichiarazioni della Ministra durante il colloquio con il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, a proposito della convenzione tra Stato e Regione per la riapertura dei Tribunali dell’isola soppressi, con le spese di gestione a carico della Regione?
Il Presidente Musumeci, infatti, ha esposto al Ministro le ragioni e le richieste dei tre Comitati in modo da recuperare la giustizia di prossimità enunciata nei trattati dell’Unione Europea e di Lisbona, sottratta ai territori, e ha confermato prontezza alla assunzione del carico del Governo Regionale delle spese di manutenzione degli edifici e del personale.
Ma la titolare del dicastero ha parlato di “uffici di prossimità”, ovvero sportelli presso i quali gli utenti potranno richiedere o presentare documentazione varia. Un progetto vecchio che era stato proposto senza fortuna anche dal ministro Bonafede. Questi sportelli giudiziari riportano la vicenda Giustizia indietro di anni, oltre a smentire quanto la ministra Cartabia ha detto recentemente, a Bari, a proposito della necessità di amministrare la Giustizia in sedi adeguate e dignitose per rispetto al diritto, ai suoi operatori, ai cittadini
“L’edilizia è il grande tema qui a Bari – aveva, infatti, detto la ministra - ma è un problema serio in tanti distretti di Corte di Appello. Sulla questione si giocano due aspetti: di funzionalità, mettere la giustizia nelle condizioni di poter rispettare tempi, necessità organizzative, spazi di vita che sappiamo essere particolarmente decisivi dopo questa esperienza della pandemia. Il secondo aspetto, non secondario, è l’immagine che noi vogliamo veicolare del ruolo che ha la giustizia nella vita di un Paese. I luoghi parlano della vita che si svolge dentro quei luoghi” – ha proseguito – “Quando ci sarà da costruire, da fare scelte – ha concluso – , non trascurate gli aspetti così materiali, perché come tutte le cose umane, siamo fatti di anima e corpo e anche l’anima della giustizia passa attraverso i mattoni, i vetri, i legni di cui sarà fatto il nuovo Palazzo”. Dichiarazioni e affermazioni che mal si sposano con l’idea ministeriale degli sportelli di prossimità.
“Pare proprio che si debba ricominciare daccapo” - afferma l’avvocato Enzo Galazzo, portavoce del Comitato Pro Tribunale di Modica – perchè gli sportelli, o uffici, di prossimità ci riportano indietro di tre anni con ombre sempre più fitte che si addensano sui nostri Tribunali”.
Entrando nel particolare dei Tribunali siciliani non si possono ignorare gli scandali ragusani: gli uffici giudiziari ospitati, a Ragusa, nel palazzo di via Natalelli, immobile che presenta criticità strutturali; locali angusti dove, quasi mai, è stato possibile osservare le misure anti Covid; milioni di euro spesi per affittare immobili dove sistemare, alla meno peggio, dipendenti e archivi con i documenti, spesso, alla mercè di tutti. Scandali “a norma di legge” perchè non è mai stata presa in considerazione l’utilizzazione del Palazzo di giustizia di Modica, inaugurato nel 2004, chiuso nel 2013: moderno, antisismico, costato oltre venti miliardi delle vecchie lire. E, dopo otto anni, c’è il rischio che il tempo e la mancata manutenzione lo danneggino irrimediabilmente.
Delle buone ragioni di una riapertura dei Tribunali di Modica, Nicosia e Mistretta, è convinto anche il presidente della Regione, Musumeci, che, tuttavia, avrebbe preteso dalla ministra delle risposte meno generiche.
Dei risultati del vertice Musumeci-Cartabia si è discusso sabato nel corso della riunione del Comitato pro Tribunale di Modica. Si proseguirà sulla linea dell’azione comune con Nicosia e Mistretta. Musumeci, dal canto suo, ha annunciato un incontro con i rappresentanti dei tre comitati per fare il punto sulla vertenza “giustizia di prossimità”. Si valuteranno anche le modalità del ricorso all’Unione europea, ricorso che potrebbe essere presentato dalla Regione siciliana per dare maggiore forza alle rivendicazioni delle tre città. Sarebbero anche necessarie iniziative politiche messe in atto dai rappresentanti dei territori interessati. Ma su questo fronte, almeno negli Iblei, i parlamentari (nazionali e regionali) sono latitanti. Negli ultimi tempi ad interessarsi della vicendaTribunale di Modica è stato solo Nello Dipasquale del PD. Non pervenuti: Orazio Ragusa, Stefania Campo, Giorgio Assenza, Marialucia Lorefice, Nino Minardo.
Intanto, la discussione sulla convenzione tra Stato e Regione per la riapertura dei tre Tribunali siciliani soppressi, con l’utilizzazione degli immobili al servizio delle sedi accorpanti, è passata dalla competente Commissione all’Assemblea regionale siciliana.
Concetto Iozzia
NELLA FOTO, il Palazzo di giustizia di Modica