L'infermiera killer di Piombino: assolta in Appello a Firenze
Assoluzione. È questa la sentenza pronunciata dai giudici della corte di Appello di Firenze a conclusione del processo di secondo grado nei confronti di Fausta Bonino, l’infermiera accusata di omicidio volontario plurimo aggravato per dieci morti sospette avvenute nel reparto di rianimazione dell’ospedale Villamarina di Piombino, in provincia di Livorno.
In primo grado il Gup del tribunale di Livorno, il 19 aprile del 2019, aveva condannato Bonino all’ergastolo: la donna, riconosciuta colpevole per la morte di quattro dei dieci pazienti (assolta per gli altri sei casi perché il fatto non sussiste) aveva lavorato nel reparto dell’ospedale Villamarina tra il settembre del 2014 e il settembre del 2015.
In secondo grado il pg Fabio Origlio aveva chiesto la condanna all’ergastolo per nove dei dieci casi contestati, mentre la difesa aveva chiesto l’assoluzione, dato che l’infermiera si è sempre proclamata innocente.
L’INDAGINE – Bonino era stata iscritta nel registro degli indagati nel dicembre del 2015 e arresta il 30 marzo del 2016 perché sospettata di aver ucciso una serie di pazienti durante la loro degenza nel reparto di anestesia e rianimazione dell’ospedale.
Secondo l’accusa l’infermiera tramite l’uso “deliberato e fuori dalle terapie prescritte” di eparina in dosi tali da “determinare il decesso“, avrebbe pianificato e causato la morte di dieci persone, addirittura 13 all’inizio dell’inchiesta.
L’arresto della donna venne annullato il 20 aprile 2016 dal Tribunale del Riesame, rimettendo l’infermiera in libertà. Al termine del primo grado di giudizio, con rito abbreviato, Bonino venne condannato il 19 aprile 2019 all’ergastolo per omicidio volontario plurimo e aggravato per quattro morti sospette, venendo assolto dagli altri sei.
Alla lettura del dispositivo l’ex infermiera è scoppiata in lacrime: “Non potevano condannarmi per delle menzogne dette da qualcuno“, ha commentato. “I giudici mi hanno assolta perché mi hanno creduta: io non ho mai ucciso nessuno”, ha aggiunto ancora l’ex infermiera.
Per l’avvocato di Bonino, Vinicio Nardo, con la sentenza di Appello “si è fatta giustizia dopo anni passati nel frullatore da parte della mia assistita. La sentenza di primo grado oggettivamente non reggeva”.
“La sentenza di primo grado – ha aggiunto Nardo – dava per certa una serie di fatti, come il tipo di sostanza usata, il metodo di somministrazione e la presenza in reparto che invece erano tutt’altro che certi“.