Marito e moglie arrestati a Campobello di Mazara: favorirono la latitanza di Messina Denaro
C'è la figlia del boss, Laura Bonafede, innamorata e gelosa, c'è la vivandiera Lorena Lanceri che gli scrive lettere appassionate, ci sono "Squallido" e "Rumena" che per gli investigatori sono altre due frequentazioni femminili di Matteo Messina Denaro. Ci sono poi l'amante storica Maria Mesi, la sorella Rosalia che ne gestiva la latitanza e la nipote prediletta Lorenza Guttadauro, avvocata e sua legale di fiducia. Le donne di Messina Denaro, ognuna a suo modo, sono protagoniste degli ultimi anni prima della cattura. Ruotano attorno al padrino, ne soddisfano i desideri, lo proteggono, alcune arrivano quasi a idolatrarlo. Unica eccezione la figlia Lorenza Alagna che non ne vuole sapere e lo ha ripudiato.Gli arresti di questa notte di Lorena Lanceri e di suo marito Emanuele Bonafede per favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza di pena hanno permesso di squadernare l'ultimo pezzo di vita quotidiana del boss sanguinario che ama le donne e la bella vita. Li hanno arrestati nella casa dove ospitavano quasi tutte le domeniche il boss a pranzo. Ci sono arrivati da una foto trovata sul telefono di Messina Denaro. Lui seduto con cognac e sigaro in mano e le gambe accavallate, in una posa da "dandy" anni ottanta.La fama di "sciupafemmine" se l'è conquistata già da giovane a caccia di ragazze tedesche in vacanza sulla spiaggia di Torretta Granitola. Nei trent'anni di latitanza la palermitana Maria Mesi è stata la donna storica dell'ultimo boss della stagione stragista dei corleonesi, la fidanzata che ne ha favorito la clandestinità. Con il fratello è stata già condannata per favoreggiamento. Ora è di nuovo indagata: per i magistrati della Dda ha avuto un ruolo nel proteggere il boss anche negli ultimi anni prima della cattura.Passioni, delusioni, gelosie: nelle migliaia di pizzini trovati nei covi del boss e nelle abitazioni della sorella Rosalia c'è il Matteo Messina Denaro di tutti i giorni, ci sono le emozioni e i sentimenti di donne che sapevano chi era e scrivono di amarlo lo stesso. "...Mi ha dato fastidio non sapere cosa stessi facendo in quel momento, non sapere se eravate soli, se ti saresti fermato ancora a lungo, se ... se ... se ... potrei dire mille se ... secondo me so pure perché non mi sono arrabbiatissimo" scrive Laura Bonafede in una lettera al boss, usando il maschile per non svelare la sua identità. O ancora la vivandiera Lorena Lanceri che scriveva al boss con lo pseudonimo di Diletta: "Il bello nella mia vita è stato quello di incontrarti, come se il destino decidesse di farsi perdonare, facendomi un regalo in gran stile. Quel regalo sei tu". Parole piene di passione finite nell'atto d'accusa dei magistrati nei confronti dell'ennesima donna di Messina Denaro.
(Nella foto di copertina Matteo Messina Denaro in auto vicino casa di Lorena Lanceri, arrestata per favoreggiamento. Nella seconda immagine il boss con un bicchiere in mano in casa di Bonafede)