Limoni invenduti sugli alberi, Pippo Gennuso: il governo intervenga sulla siccità
Limoni incolti rimasti sugli alberi non lasciano presagire una stagione soddisfacente per l’agrumicoltura della Sicilia sud orientale. Limoni e arance, fin troppo piccole per avere un prezzo di mercato soddisfacente, rimangono invenduti. I produttori allargano le tracce e chiedono interventi strutturali contro la siccità che non risparmia niente e nessuno. “Non è conveniente neppure raccoglierli - dice l’imprenditore di San Basilio ad Ispica , Pippo Gennuso -. Costerebbe molto di più fare raccogliere il prodotto che i ricavi dal prezzo della vendita. I nostri agrumi stanno morendo, così come tante aziende agrumicole che vanno dalla Piana di Catania, al triangolo agrumicolo di Lentini - Carlentini e Francofonte. Per poi passare agli agrumeti di Avola, Noto, Pachino, Ispica e nell’area del Ragusano. Come associato a Coldiretti - aggiunge l’imprenditore - abbiamo fatto le nostri rimostranze all’Unione Europea, ma le risposte che sono arrivate non sono soddisfacenti. I Paesi del Nord Europa preferiscono acquistare a pochi soldi, limoni e arance provenienti dall’Africa ed in particolare dal Marocco e dalla Tunisia. In queste aree la manodopera è a basso costo rispetto all’Italia quindi c’è un interesse maggiore per la Gdo. Alla Grande distribuzione importa poco e niente la qualità dei limoni o delle arance. Fanno di tutta l’erba un fascio e guardano ai profitti”.
Secondo Pippo Gennuso, serve una stretta sull’importazione e soprattutto vanno applicate le sanzioni decise dalla Ue alla Russia che continua a fare arrivare grano contaminato, così come altri Stati africani che in mancanza di controlli severi, continuano ad introdurre in Italia, frumento trattato con i pesticidi.
Gennuso annuncia l’aggregazione di almeno duecento produttori siciliani pronti a combattere la loro sacrosanta battaglia per difendere aziende e migliaia lavoratori. “Siamo arrivati ad un punto di non ritorno - conclude Pippo Gennuso - Servono aiuti sostanziali e gli strumenti per combattere la concorrenza sleale dei Paesi africani. Subito aiuti economici a quanti hanno investito le loro risorse sugli agrumi di Sicilia per evitare il fallimento. La parola tocca adesso al governo regionale ed allo Stato”.