Napoli, le mani della camorra sulla pizzeria 'Dal presidente': 5 arresti
La camorra aveva allungato i suoi tentacoli anche sulla notissima pizzeria "Dal presidente" di via dei Tribunali, uno dei decumani di Napoli, da anni meta turistica privilegiata del capoluogo partenopeo: un locale che si chiama così perché fu aperto dal pizzaiolo che, durante il G7 del 1994, consegnò una pizza 'al portafoglio' all'allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, che aveva deciso una visita fuori programma nel cuore antico della città. Quel pizzaiolo poi è morto e da tempo il ristorante è passato di mano: sull'attuale gestione ha acceso un focus il Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli che, col coordinamento della Dda (pm Alessandra Converso e Daniela Varone), oggi ha arrestato cinque persone - tra cui un poliziotto - ed eseguito un sequestro di beni mobili e immobili, pizzeria compresa, da 3,5 milioni di euro. Agli indagati viene contestato di avere aiutato il clan Contini, componente di rango della cosiddetta "Alleanza di Secondigliano", a riciclare il suo denaro sporco. L'agente di Polizia, in particolare, si sarebbe prestato per una società che produce e vende alimenti da forno: per la procura avrebbe fornito un apporto economico, circa 20mila euro, per avviare il panificio oggi sequestrato dal Gico e si sarebbe anche messo a disposizione per risolvere tutte le questioni amministrative finalizzate all'avvio dell'attività commerciale. Con il poliziotto, in servizio alla Stradale di Avellino, sono stati arrestati i due gestori di fatto della pizzeria "Dal presidente". In manette sono finiti Massimiliano Di Caprio, 49 anni, e suo cognato Vincenzo Capozzoli, coetaneo, ritenuto legato ai Contini.
In carcere anche la moglie 46enne di Di Caprio, titolare della società che gestisce la pizzeria, e unac ommercialista di 62 anni. Per Capozzoli, Di Caprio e la moglie è stato disposto il carcere. Domiciliari, invece, per il poliziotto e la professionista. Di Caprio era già salito agli onori delle cronache nel 2022 per un post omofobo, poi cancellato, che scatenò una vera e propria bufera mediatica. Alle dichiarazioni dei pentiti - tra cui figura anche Gennaro De Tommaso, alias "Genny a' carogna",il capo ultrà del Napoli a cavalcioni sulla balaustra dell'Olimpico il giorno dell'omicidio di Ciro Esposito - si sono affiancate le intercettazioni. Ce n'è una agli atti dove a parlare sono la moglie di Di Caprio e la commercialista, entrambe arrestate. La conversazione svela che Di Caprio era riuscito ad accaparrarsi un'agenzia di viaggio con la violenzaa i danni di un ragazzo il quale, disperato, alla fine chiude."Comunque Massimo non si stanca mai di fare le cattiverie...",dice la moglie di Di Caprio alla professionista, "...pure con l'agenzia di viaggi qua fuori di quel ragazzo... è normale che ha chiuso... andò a minacciarlo... andava a picchiarlo ogni tanto...". Di Caprio aveva aperto una succursale della sua pizzeria sull'isola di Capri e quando la notissima pizzeria Di Matteo finì in difficoltà a causa della pandemia, si adoperò per acquisirla, senza riuscirci. Dall'ordinanza emessa dal gipe merge anche la sua disponibilità a fare affari con il clan Mazzarella, acerrimo nemico dell'Alleanza di Secondigliano: della serie "pecunia non olet".