Nomina del nuovo procuratore di Roma, il Csm riparte da zero dopo il 'caso Palamara'
A quattro mesi di distanza dallo scandalo che lo ha travolto il Csm prova a ripartire. Lo fa ricominciando dalla vicenda che lo ha terremotato, la nomina del procuratore di Roma. E in particolare azzerando quella delibera a favore del Pg di Firenze Marcello Viola (ma con due candidature alternative) approvata a maggioranza dalla Commissione Direttivi il 23 maggio scorso. Delibera su cui si sono poi allungate le ombre del caso che ha coinvolto l'ex consigliere del Csm Luca Palamara (indagato a Perugia per corruzione) e lambito cinque consiglieri di Palazzo dei marescialli, portandoli alle dimissioni. L'ultimo addio è di 24 ore fa e riguarda il togato di Magistratura Indipendente Paolo Criscuoli, che come i colleghi era finito sotto procedimento disciplinare. Motivo, la partecipazione ad un incontro il 9 maggio scorso organizzato da Palamara con Luca Lotti e Cosimo Ferri sul "risiko" negli uffici giudiziari. L'accusa per tutti è aver influenzato in maniera occulta le decisioni della Commissione, a partire dalla proposta su Roma, accettando il contributo di soggetti estranei al Csm, a partire da Lotti, imputato nell'inchiesta Consip condotta dai pm della capitale. Anche perchè in quell' incontro, secondo la contestazione disciplinare, si sarebbe messa in atto una strategia per danneggiare uno dei candidati, il procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo. Sulla successione di Giuseppe Pignatone si ripartirà dunque da zero. Riaprendo l'istruttoria, come ha deciso la Commissione, presieduta ora da Mario Suriano (Area) subentrato all'ex consigliere Luigi Morlini. E il primo probabile passo sarà la convocazione di tutti i 13 magistrati che a febbraio avevano presentato la loro candidatura: non solo Viola e gli altri due magistrati che erano entrati nella rosa come candidati di minoranza cioè Creazzo e il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi. Ma anche i capi delle procure di Siena (Salvatore Vitello, che intanto è stato candidato dalla maggioranza per il posto di procuratore di Torino), Frosinone (Giuseppe De Falco), Velletri (Francesco Prete), Ravenna (Alessandro Mancini) e Campobasso (Claudio Di Ruzza) e i Pg di Salerno Leonida Primicerio e Lecce Antonio Maruccia. E ancora: il procuratore aggiunto di Roma Michele Prestipino, che guida la Direzione distrettuale antimafia della capitale; Cuno Tarfusser, vicepresidente della Corte penale internazionale e Giuseppe Corasaniti, capo del Dipartimento Affari di Giustizia al ministero di via Arenula. Formalmente si deciderà la prossima settimana se ascoltare tutti i concorrenti in audizione, ma sembra quasi scontato che si proceda in questo modo. Sia perchè già la volta precedente le audizioni dei candidati erano state sollecitate (inutilmente) dal vice presidente David Ermini, che si era fatto portavoce di un auspicio del capo dello Stato. Sia perchè il Csm è ora chiamato a garantire la massima trasparenza sulle sue scelte e regole chiare, se vuole recuperare la credibilità che ha perso, come gli ha ricordato appena qualche giorno fa proprio Ermini, richiamando il monito rivolto dal capo dello Stato nel pieno della tempesta. L'addio di Criscuoli apre paradossalmente un'altra grana al Csm. L'unico che potrebbe subentrargli è il giudice Bruno Giangiacomo ma si parla di un pressing della sua corrente (Area) perchè rinunci, in quanto su di lui penderebbe un procedimento disciplinare. Se lo facesse resterebbe solo la strada delle elezioni a dicembre, che seguirebbero quelle già in calendario a ottobre per la sostituzione dei consiglieri in quota pm che si sono dimessi.