La mafia di Trabia e San Mauro Castelverde: 40 condanne in Appello
Regge anche in appello la sentenza sulla mafia di Trabia e San Mauro Castelverde. La sentenza emessa ieri conferma sostanzialmente quella del 20 dicembre 2017, pronunciata dal Gup di Palermo Fabrizio Anfuso nel procedimento con l'abbreviato. La prima sezione della Corte d'appello, presieduta da Adriana Piras (relatori Mario Conte e Luisa Anna Cattina), hanno accolto le richieste del pg Rita Fulantelli, infliggendo tre secoli e mezzo di carcere (363 anni in primo grado).
Due dei 42 imputati, Saverio Maranto e Giuseppe Vitanza, sono stati assolti (avevano avuto 11 anni e mezzo e 4 anni e 2 mesi). Salvatore Abbadessa, invece, assolto in primo grado, ieri è stato condannato a 11 anni e arrestato; Michele Serraino, anche lui scagionato dal Gup, ora è stato condannato a 4 anni. Il processo nasce dall'operazione Black Cat del 31 maggio 2016, condotta dai carabinieri di Termini Imerese e coordinata dall'allora procuratore aggiunto di Palermo Leonardo Agueci e dai pm Sergio Demontis, Ennio Petrigni, Bruno Brucoli e Gaspare Spedale. In primo le condanne furono 39, 13 le assoluzioni. La Corte d'appello ha confermato 23 condanne e, in 13 casi, variazioni di pena. Confermati quasi mezzo milione di provvisionali a 23 Comuni, all'ex sindaco di Cerda Andrea Mendola, che in seguito a una serie di attentati incendiari era stato costretto a dimettersi, a 4 vittime di estorsione e a diverse associazioni antiracket, che si erano costituiti parte civile. Disposta la trasmissione degli atti, per vagliare l'ipotesi di falsa testimonianza, per Francesco Bonomo, Giuseppe Di Fede, Pietro Baratta, Salvatore Giummarra e Liborio Salvatore Cutrona. Il capo del mandamento di Trabia, Diego Rinella, ha avuto una pena più alta rispetto al primo grado: da 16 anni e mezzo a 17 anni e 8 mesi; confermati 13 anni per il suo presunto braccio destro, Michele Modica e per Francesco Bonomo (11 anni, 9 mesi e 10 giorni), genero del boss Peppino Farinella e suo successore alla guida del mandamento di San Mauro. Aumento, per via della continuazione, per il capo del clan di Termini Imerese, Giuseppe Libreri, passato da 11 anni e mezzo a 13 anni, 10 mesi e 20 giorni; mentre sono stati confermati 11 anni e 4 mesi al suo fedelissimo, Salvatore Palmisano. L'imputato che in primo grado aveva avuto la pena più pesante (18 anni e 9 mesi), Antonio Giovanni Maranto, ha ottenuto una riduzione, passando a 14 anni e 11 mesi. Il pentito Massimiliano Restivo, da 9 anni e mezzo a 4 anni e 10 mesi. Lievi sconti a Gandolfo Maria Interbartolo (da 14 anni e 9 mesi a 14 anni 4 mesi e 20 giorni), ad Antonio Maria Scola (da 13 anni e 5 mesi a 11 anni 9 mesi e 10 giorni), a Stefano Contino (da 13 anni e un mese a 12 anni e 8 mesi), ad Angelo Schittino (da 10 anni e 4 mesi a 8 anni, 2 mesi e 20 giorni), a Vincenzo Civiletto (da 9 anni e 2 mesi a 9 anni), a Silvio Napolitano (da 6 anni a 5 anni e 4 mesi), a Vincenzo Sparacio (da 11 a 10 anni), a Vincenzo Vassallo (da 11 a 9 anni), a Pietro Termini (da 5 anni a 4 anni e 4 mesi. Disposta la scarcerazione, se non detenuto per altro). Filippo Giovanni Colletti, infine, si è visto aumentare la pena da 11 a 13 anni. Per tutti gli altri imputati la sentenza è stata confermata, a cominciare dall'assoluzione di Francesco Lombardo (che era stata impugnata dal pg).