Chocomodica 2024, la festa non è più un evento: serve una rifondazione
I numeri, ormai, non bastano. Per Chocomodica serve una vera e propria rifondazione. Ha detto questo l’edizione 2024 della kermesse che non sarà certamente ricordata per un evento o una iniziativa particolare. E dispiace che l’immagine di quella che è nata come una festa del cioccolato di caratura internazionale, sia diventata una anonima e scolastica sagra di un prodotto che merita molto di più perchè ha fatto conoscere la città di Modica in tutto il mondo quando il binomio “Cioccolato-Modica” era legato alla cioccolata fatta in casa o nei monasteri, e alla dolceria Bonajuto, la più antica fabbrica di cioccolato in Sicilia. Quest’ultima, fra l’altro, non risulta presente nelle edizioni della kermesse, malgrado la sua notorietà a livello internazionale. Ora, purtroppo, restano solo i numeri che certamente non verranno ricordati né dal turista, né dai modicani che aspettavano, magari, qualcosa di diverso rispetto agli anni scorsi.
Eppure, il sostegno economico c’è stato, a cominciare da quello del Libero Consorzio Comunale di Ragusa e dell’Assessorato regionale all’Agricoltura, per finire al contributo della Camera di Commercio del Sud-Est e a quello dei numerosi sponsor. Questo ha permesso di limitare i costi a carico delle casse del Comune a poco meno di 50.000 euro per servizi di logistica, straordinario ai vigili urbani, spese di vitto per i volontari, spese per garantire misure di sicurezza e assistenza tecnica ed elettrica. D’altra parte il Comune non avrebbe potuto permettersi impegni più gravosi.
I commenti del giorno dopo sono improntati anche al malcontento dei commercianti locali che non sono stati coinvolti nell’organizzazione, e alla necessità di cambiare e di immettere forze fresche, competenti ed esperte per la prossima edizione. E, inoltre, un appuntamento che voglia diventare un evento non può essere promozionato e pubblicizzato solo ad una decina di giorni dal taglio del nastro. Perchè questo è successo con Chocomodica 2024. Con l’inevitabile conseguenza di un calo di presenze che sono state numerose solo nella giornata di sabato, prima che il maltempo rovinasse gli appuntamenti esterni della domenica. E se si vogliono mantenere le date di dicembre, crediamo sia necessario avere un “piano B” per non vanificare il lavoro di quanti credono ancora alla formula “autoreferenziale” di una kermesse che, nelle prime edizioni, varcò i confini locali e regionali fino a diventare “sorella” delle iniziative che celebrano il cioccolato, per esempio, a Perugia e a Torino.
Oggi, di quel periodo, restano i ricordi e le polemiche per i costi a carico del Comune con impegni economici non sempre onorati con puntualità. Ed è un peccato che oggi - malgrado i contributi di Regione, ex Provincia, Camera di commercio – non si sia riusciti a dare a Chocomodica l’impronta di un evento da ricordare.
E i numeri, purtroppo, dicono poco al turista al quale non interessa quanto zucchero sia stato utilizzato per realizzare una barretta di cioccolato, Igp o non Igp. Per dovere di cronaca, è giusto riportare i dati forniti dal Consorzio di tutela del cioccolato di Modica Igp: per ChocoLab 140 i chili di cioccolato Igp lavorato; impiegati 70 kg di zucchero nostrano di Italia Zuccheri, e 70 kg di pasta amara Callebaut; 2000 le barrette distribuite con incarto dedicato e 500 quelle realizzate e distribuite all’aroma di melone Mundial di Licata. Prodotti dal Maestro Concetto Cicero di Cieffe Accademy, 70 panettoni sono stati offerti in degustazione gratuita. Si contano, poi, 2000 assaggi di sorbetto al cioccolato di Modica e arancia di Ribera; 800 i caffè Morettino serviti nella tre giorni. Impiegati 200 kg di pasta amara Callebaut per la realizzazione delle tre sculture in cioccolato realizzate dagli artisti Elisa Corallo, Santino Garofalo e Salvatore Licitra.
Basteranno questi numeri a smorzare polemiche e proteste (anche sui social riguardanti il Museo del cioccolato) e ad assolvere il Consorzio di tutela, principale referente della festa?