Impugnativa romana sul voto nelle Province, la Del Rio resta in piedi
"Lo avevamo detto in tutti i modi, in tutte le salse e in tutte le sedi: sulle Province, per il governo Schifani sarebbe arrivata da Roma una sonora bocciatura, cosa che puntualmente si è verificata. L'impugnativa romana del rinvio delle elezioni di secondo livello è la conseguenza dell'arroganza del governo Schifani, che è rimasto sordo non solo ai nostri avvertimenti, ma perfino ai dettami della Corte Costituzionale che ha chiaramente indicato le elezioni di secondo livello come unica via percorribile con la Delrio ancora in piedi". A dirlo è il capogruppo del M5s all'Assemblea regionale siciliana, Antonio De Luca, aggiungendo: "Speriamo che ora Schifani e la sua maggioranza si mettano il cuore in pace, mettano da parte la loro voglia di distribuire nuove poltrone e accantonino il ddl sulla reintroduzione diretta delle Province, attualmente in prima commissione, smettendola di prendere in giro i siciliani e il Parlamento". "Questo governo - conclude De Luca - porta in Aula pochissime manovre e quando lo fa, lo fa spesso nel peggiore dei modi, tanto da costringere il governo amico di Roma a bocciarlo, come ha fatto ieri".
"Brutte notizie per il centrodestra e la maggioranza che sostiene Schifani, il consiglio dei Ministri ha impugnato e bocciato la delibera per le elezioni dirette per le ex Province. In aula avevo già detto che tutto questo non sarebbe mai avvenuto ed era una farsa, ma il governo, in maniera arrogante, è andato avanti senza sosta". A dichiararlo è il deputato del Pd all'Ars Nello Dipasquale.
"L'avevo ampiamente preannunciato in Aula che ad aprile non ci sarebbero state, ma non fui ascoltato. Ricordo bene - continua il deputato - che dissi che ad aprile non si sarebbe votato sarebbero stati degli imbroglioni, in caso contrario sarei stato io il bugiardo, mi pare che i fatti mi stiano dando ragione".
"Adesso tutto il centrodestra si metta il cuore in pace visto che vanno rispettate le leggi, in questo caso la legge Delrio che prevede che a votare siano i sindaci e i consiglieri in carica dei comuni che fanno parte dell'ente di area vasta. Ora basta con i commissari alla guida delle province, la Corte Costituzionale ha detto più volte che non possono guidare loro le province, non si può andare avanti così. Purtroppo per loro non sarà possibile distribuire poltrone a piacimento", conclude Dipasquale.