Catania, custodia cautelare per rampollo del clan Santapaola-Ercolano
Su richiesta della Procura presso il Tribunale per i Minorenni, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Catania hanno dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un 17enne, parente di uno dei responsabili di un gruppo criminale contiguo alla famiglia Santapaola-Ercolano di Cosa Nostra etnea.
Il giovane è gravemente indiziato di associazione di tipo mafioso, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione e porto illegale di armi da fuoco, tutti aggravati dal metodo mafioso e dall'avere commesso i fatti con la finalità di agevolare l'attività dell'associazione mafiosa di appartenenza. Il provvedimento, emesso dal gip presso il Tribunale per i Minorenni di Catania, è stato notificato all'indagato nel carcere minorile dove era già detenuto per altra causa.
L'indagine trae origine da una articolata attività investigativa, avviata nel 2023 dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, che aveva portato all'arresto di nove maggiorenni, otto dei quali appartenenti al clan Santapaola-Ercolano e uno al clan Cappello, gravemente indiziati di associazione mafiosa, detenzione e porto di arma da fuoco e reati connessi alla droga.
Il provvedimento di fermo all'epoca disposto dalla DDA, eseguito il 19 dicembre 2023, fu motivato dal carattere di estrema urgenza.
Le risultanze investigative, infatti, avevano fatto emergere la pianificazione, in fase avanzata, dell'omicidio di Pietro Gagliano (indicato nelle conversazioni degli indagati come appartenente al contrapposto clan "Cappello - Bonaccorsi") a opera di alcuni personaggi di spicco del clan "Santapaola-Ercolano". Il progetto sarebbe stato originato da quanto accaduto la sera del 21 ottobre 2023 nella zona del "Passereddu", quartiere San Cristoforo, quando Gagliano avrebbe esploso 4 colpi d'arma da fuoco contro appartenenti alla famiglia di "Cosa Nostra" catanese. Due di questi, rimasti illesi, si sarebbero immediatamente determinati a porre in essere una vendetta armata per punire l'affronto subito, nonostante indicazioni di segno contrario proveniente da altri esponenti del clan.
Gli sviluppi investigativi hanno consentito l'emissione di una ulteriore ordinanza di custodia cautelare, nell'ambito dell'operazione "Leonidi bis", eseguita su richiesta della DDA
etnea il 2 agosto 2024, nei confronti di 13 maggiorenni, ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e detenzione ai fini di spaccio. Nel complesso le indagini, condotte e finalizzate grazie ad attività tecnica e ai serrati riscontri sul territorio, sarebbero riuscite a dimostrare il tentativo degli arrestati di riorganizzare gli assetti dei gruppi dell'associazione mafiosa "Santapaola - Ercolano", duramente colpita nel tempo dall'incessante azione repressiva della magistratura e delle forze di polizia. Più volte sarebbe stato possibile apprezzare una netta distinzione tra l'azione della "vecchia mafia" dei "grandi" (ossia dei sodali più anziani e di risalente affiliazione) da un lato, e l'azione della "mafia giovane", spregiudicata, irruente, avvezza alla esibizione di status symbol sui social e alla vita gaudente, dall'altro.
Parallelamente, infatti, le indagini coordinate dalla Procura per i Minorenni di Catania, hanno permesso di accertare gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'odierno arrestato per fatti incardinati nelle dinamiche che vedevano coinvolte le due compagini criminali, nonostante il minorenne non abbia partecipato all'organizzazione del tentativo di omicidio.
Le risultanze investigative, che hanno portato all'emissione del provvedimento cautelare, hanno comprovato come il 17enne abbia aderito al clan criminale, riuscendo a ottenere un ruolo di rilievo. Il giovane, in precedenza, era stato collocato presso una comunità per minorenni distante dal territorio siciliano, una prima volta il 14 febbraio 2023, dalla quale si allontanava per rientrare a Catania. Rintracciato e ricondotto in comunità, il successivo 8 marzo è riuscito nuovamente a fuggire e fare ritorno nel capoluogo etneo grazie alla collaborazione degli appartenenti alla cosca catanese, prima di essere definitivamente arrestato, il successivo 28 marzo, in esecuzione di un ordine di carcerazione.
Durante il periodo di detenzione e, precisamente, il 18 ottobre 2023, gli è stata notificata un'altra misura cautelare nell'ambito dell'operazione "Dazio", in relazione ai cui fatti è stato condannato, in pirmo grado, alla pena di 6 anni di reclusione;
sentenza avverso la quale è pendente il giudizio di appello. Già in tale contesto sarebbe emersa la spiccata pericolosità del minorenne. Infatti, la sera del 27 febbraio 2023, in concorso con altri quattro maggiorenni, analogamente raggiunti da misura cautelare in carcere ottenuta dalla DDA della Procura Distrettuale Etnea, ostentando la disponibilità di pistole, avrebbe attuato un violento pestaggio nei confronti di due giovani coetanei, procurando a uno di loro lesioni giudicate guaribili in dieci giorni. In particolare, una delle vittime, dopo essere stata accerchiata dal branco, avrebbe ricevuto un colpo alla testa con il calcio della pistola e, immediatamente dopo, una sequenza di calci e pugni dal gruppo; azione violenta che non sarebbe stata interrotta neanche alla vista delle ferite sanguinanti, dinanzi alle quali gli aggressori avrebbero proseguito la propria azione al grido di ammazzarlo.
Le investigazioni di cui all'odierno provvedimento hanno dimostrato in questa fase investigativa a livello di gravità indiziaria e salvo restando il successivo vaglio processuale e giurisdizionale, come il minorenne, evocando il legame di sangue con un esponente del gruppo criminale promanazione del clan "Santapaola - Ercolano", attualmente detenuto e sottoposto al regime del 41 bis Ordinamento Penitenziario, avrebbe tentato di affermare il proprio ruolo all'interno dell'organizzazione criminale, partecipando attivamente alle riunioni decisionali, imponendosi con metodi violenti e pretendendo che le proprie richieste venissero sempre accettate. Inoltre, avrebbe partecipato alla gestione del traffico di sostanze stupefacenti nei quartieri di San Cristoforo e San Giovanni Galermo, ricevendo uno stipendio settimanale ed esigendo finanche una parte dei ricavi e di essere costantemente informato delle predette attività illecite. In tale contesto avrebbe preso parte anche ai contrasti relativi alla gestione di una piazza di spaccio a San Giovanni Galermo, gestita dai Cappello, pretendendo di appropriarsene.