L'agricoltura nel Ragusano, la Cgil: basta con il sotto-salario e lo sfruttamento lavorativo
Una lettera ai rappresentanti delle Istituzioni democratiche per l'ennesimo appello per contrastare lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura. “Il sotto-salario e lo sfruttamento lavorativo in agricoltura , contro la vergognosa pratica del sotto-salario. A firmarla sono il segretario generale della Flai Cgil di Ragusa, Salvatore Terranova, e il segretario generale Flai Cgil Sicilia, Tonino Russo.
"Pensiamo sia necessario dirci qual è la realtà del mondo agricolo nel nostro territorio ragusano - affermano i due sindacalisti - e che vada fatto perché oramai è diventato indispensabile farlo. Soltanto da un sollecitante e sollecitato bagno di verità pensiamo possa provenire la possibilità di un vero e serio rilancio di un comparto che è sì importante, ma che spesso ne esce con l’immagine e la reputazione macchiate, perché si trova interessato da interventi repressivi che mettono in luce fatti che, se confermati, daranno una idea greve e oltremodo perniciosa di una parte rilevantissima del nostro tessuto produttivo. È a conoscenza di tutti che in agricoltura la retribuzione della quasi totalità dei braccianti è molto bassa, molto al di sotto dei parametri del contratto collettivo. È da decenni che è così: l’agricoltura è un’isola a sé, dove vigono comportamenti e rapporti che sono al di fuori dei regolamenti e delle norme".
"Tutto viene costruito e stabilito dentro i recinti delle aziende, in particolare il salario che il bracciante riceverà. Un salario da fame - ribadiscono Terranova e Russo - che è spesso il portato di un ben congegnato sistema di sfruttamento lavorativo in atto molto diffuso. Ebbene, tale problema va risolto una volta per tutte, prima che sia troppo tardi, o meglio prima che interventi di altra natura, più invasivi e massicci, mettano a soqquadro quella che nel nostro territorio viene ancora considerata una impalcatura produttiva eccellente.
Appare, pertanto, inevitabile il fatto che devono essere le aziende stesse (quelle medio-grandi) a fare la propria inevitabile ed imprescindibile parte, quella di parte attiva all’interno di un processo collettivo di rinascita di un settore, che non può continuare ad essere oggetto di stigmate sociali e che, invece, deve iniziare con una operazione di consapevolezza pubblica degli imprenditori, ammettendo le aspre criticità che si annidano nelle loro aziende e aprendosi al raggiungimento di obiettivi di sano, vero e civile rispetto della manodopera agricola".