Sentito il collaboratore Vito Galatolo
Il delitto Agostino a Villagrazia di Carini, indagato "Faccia di mostro"
Il poliziotto Nino Agostino, ucciso nell'agguato del 5 agosto 1989, a Villagrazia di Carini (Palermo), insieme alla moglie Ida Castelluccio, incinta di tre mesi, potrebbe essere stato ammazzato perche' andava a caccia di latitanti, facendo incursioni in vicolo Pipitone, quartiere generale dei Galatolo all'Acquasanta, assieme a un altro uomo dello Stato, Emanuele Piazza, anche lui ammazzato, pochi mesi dopo, a marzo del '90. Lo ha detto il pentito Vito Galatolo ascoltato dal Gip del capoluogo siciliano, Maria Pino, all'incidente probatorio per un duplice omicidio. Agostino sarebbe stato anche sulla scogliera dell'Addaura, il 20 giugno 1989, il giorno del fallito attentato al giudice Giovanni Falcone e ai suoi colleghi svizzeri Carla Del Ponte e Claudio Lehmann: la sua presenza, in funzione protettiva nei confronti di Falcone, avrebbe disorientato Angelo Galatolo, cugino del pentito, che perse in mare il telecomando destinato a far brillare i 58 candelotti di dinamite con cui Cosa nostra avrebbe voluto far saltare in aria i tre magistrati, e che vennero scoperti, inesplosi, il giorno dopo, il 21 giugno di 27 anni fa. A distanza di tanto tempo dai fatti, il pieno accertamento su quella stagione e' ancora lontano: Galatolo evoca un contesto torbido di collusioni tra mafiosi e apparati dello Stato, pezzi di Servizi, un impasto a cui Agostino e Piazza si opponevano, mentre emerge sempre piu' in negativo la figura dell'ex agente della Squadra mobile di Palermo Giovanni Aiello, detto 'Faccia da mostro' per via di uno sfregio permanente sul volto, accusato da un altro collaboratore di giustizia, Vito Lo Forte, di essere coinvolto nell'omicidio Agostino-Castelluccio. Aiello, ora indagato per quel duplice omicidio, secondo Galatolo sarebbe stato un frequentatore del vicolo Pipitone, un luogo in cui - nonostante fosse giovanissimo, dato che e' nato nel 1973 - Vito Galatolo sostiene di aver visto, a cavallo tra la fine degli anni '80 e l'inizio dei '90, anche altri due poliziotti, Bruno Contrada, condannato a 10 anni per mafia, e l'ex questore Arnaldo La Barbera, morto nel 2002.